Vino e arte: le etichette più belle da stappare

L’etichetta non è solo il “vestito” della bottiglia: è identità, memoria, arte e vino. Nel vino pregiato, dove terroir, annata e mano del produttore definiscono lo stile, la grafica in bottiglia diventa un racconto visivo capace di orientare la scelta e, talvolta, di accrescere il valore. Ecco i criteri che contano davvero:
- Coerenza narrativa: illustrazione, colori e tipografia devono riflettere vitigno, luogo e storia dell’azienda. Un buon progetto grafico “sa di terroir”.
- Qualità dei materiali: carte materiche, goffrature, lamine e vernici selettive aggiungono tattilità e autorevolezza, senza sacrificare la leggibilità.
- Originalità riconoscibile: serie d’artista, etichette dipinte, collaborazioni con designer o musicisti. L’unicità rende la bottiglia memorabile e desiderabile.
- Continuità nel tempo: un’identità visiva che evolve senza snaturarsi crea collezionabilità e valore percepito.
- Chiarezza informativa: oltre alla poesia grafica, devono essere ben leggibili denominazione, annata e produttore—per scegliere con consapevolezza.

Le 10 etichette vino più belle in commercio
Donnafugata — Cerasuolo di Vittoria “Floramundi” 2020
Fra le etichette artistiche più riconoscibili, Floramundi racconta la Sicilia con un’immagine fiabesca che unisce volti, fiori e motivi barocchi: non è semplice decorazione, è storytelling visivo che invita all’assaggio. Nel calice il Cerasuolo di Vittoria profuma di ciliegia e melograno, vibra di freschezza e spezie leggere, scorre succoso e mediterraneo. È il vino iconico perfetto quando vuoi stupire con eleganza: accompagna benissimo tonno scottato, caponata e un cous cous di verdure.
Donnafugata — “Tancredi” Dolce & Gabbana 2018
Qui l’arte incontra la moda: la collaborazione con Dolce & Gabbana porta in etichetta trame e colori che evocano l’isola, trasformando la bottiglia in un oggetto da collezione. Il vino unisce il carattere bordolese alla solarità siciliana, con un frutto scuro polposo, note di tabacco dolce e un tannino ben disegnato. A tavola gioca la carta dell’intensità con l’agnello, la caponata o un pecorino stagionato.
Franz Haas — Pinot Nero “Pònkler” 2018
Minimalismo e precisione definiscono un’etichetta contemporanea che riflette l’eleganza del vino: segni netti, palette sobria, promessa di finezza. Nel calice il Pònkler esprime lampone e ribes, sottili echi di sottobosco e una speziatura delicata; il sorso è setoso, lungo, misurato. È un vino rosso da intenditori, perfetto con anatra arrosto, funghi porcini o una trota salmonata.
Montevertine — “Le Pergole Torte” 2019
I ritratti a inchiostro e acquerello che cambiano ogni anno sono diventati un’icona delle etichette d’autore. Il 2019 è puro equilibrio: ciliegia croccante, erbe aromatiche, una scia agrumata e un tannino che invoglia al nuovo sorso. A tavola chiama pappardelle al ragù di lepre, piccione e pecorini toscani.
Tua Rita — “Redigaffi” 2012
L’etichetta anticipa la densità emotiva del vino: pennellate calde, materia, profondità. In bocca il Merlot si presenta sontuoso e tridimensionale, tra mora, prugna, cacao e balsamico, con un finale lunghissimo da miglior vino da collezione. Si esalta con brasati importanti, una costata alla brace o piatti al tartufo.
Dom Pérignon — Lady Gaga Edition Brut 2010
Una collaborazione che trasforma bottiglia di vino e astuccio in scultura contemporanea: la firma di Lady Gaga rende l’etichetta un simbolo pop senza perdere esclusività. Il 2010 è uno Champagne millesimato complesso, tra agrumi canditi, brioche, gesso e una tensione salina irresistibile. Esalta ostriche, caviale e tempura di gamberi.
Château Mouton Rothschild — 1er Grand Cru Classé 2018
Mouton è il manifesto delle etichette d’artista: ogni vendemmia affida il racconto visivo a un grande nome. Il 2018 è Pauillac scolpito: ribes nero, cedro, grafite, tostature fini, tannino autorevole e prospettiva di lunghissimo invecchiamento. Da servire con carré d’agnello o un filetto alla Rossini per un’esperienza d’alta cucina.
Perrier-Jouët — Belle Époque “Edition Première” Brut 2015
Gli anemoni Art Nouveau disegnati in etichetta sono un’epifania di grazia: pochi tratti per un’eleganza immediata che ha fatto scuola. Nel bicchiere il 2015 è floreale e vibrante, con pera, fiori bianchi, mandorla e una mousse setosa che accarezza il palato. Perfetto con capesante, sashimi delicati e tartare di branzino.
Bartolo Mascarello — Barolo “Etichetta dipinta” 2004
L’etichetta dipinta è una dichiarazione di artigianalità e classicismo: non c’è moda, c’è identità, memoria di bottega e un’idea di vino che resiste al tempo. Il 2004 offre il Barolo nella sua espressione più pura: rosa e agrumi rossi, progressione armonica, tannino finissimo. A tavola si sposa con brasato al Barolo e formaggi a latte crudo.
Armand de Brignac — Rosé
La bottiglia metallizzata è un’icona pop-luxury immediatamente riconoscibile: un design scenografico che fa brillare ogni mise en place. Nel calice il Rosé è pieno e seducente, con fragolina di bosco, melograno, cenni di pasticceria e un finale cremoso che invita al bis. Splendido con cucina giapponese – come la tartare di tonno – e con dessert ai frutti rossi.

Le Etichette più Belle