Castiglion del Bosco: Brunello d’altura, dall'anima biologica

08.12.2025
Info articolo
Castiglion del Bosco è una storica tenuta di Montalcino con 62 ettari di Sangiovese tra le aree Capanna e Gauggiole. Gestione biologica e vinificazioni misurate firmano un Brunello elegante e longevo.

Un luogo millenario che continua a parlare di vino toscano

Fondata nel 1100, la cantina Castiglion del Bosco è una delle culle storiche del Brunello e socia fondatrice del Consorzio nel 1967. Il borgo, incastonato nella Val d’Orcia patrimonio UNESCO, ha attraversato secoli di storia fino alla stagione recente in cui la proprietà viene restaurata e rilanciata con un progetto che unisce ospitalità e vino, senza snaturare l’identità agricola. Qui il Sangiovese è più che un vitigno: è la lingua con cui il territorio si racconta, annata dopo annata.

Vigneti Capanna e Gauggiole, due anime dello stesso Sangiovese

La tenuta abbraccia 2.000 ettari di boschi, radure e colture, con 62 ettari di vigna tutta Sangiovese suddivisa in due blocchi. Capanna è un’unica dorsale esposta a sud-ovest che scende da 250 a 460 m s.l.m.: rocce, galestro, forti escursioni e vento costante per vini complessi e longevi. Gauggiole, a nord del borgo, alterna argilla e roccia e dà la materia più fragrante e immediata, perfetta per il Rosso di Montalcino. In quota, tra 350 e 400 m, il Sangiovese affila profumi e acidità senza perdere profondità.

Dal 2016 i vigneti sono certificati biologici: interventi minimi, equilibrio dei suoli, biodiversità come risorsa. In cantina, fermentazioni in acciaio a temperatura controllata e affinamenti misurati: il Brunello matura 24 mesi in legni francesi e prosegue a lungo in vetro. L’obiettivo non è coprire il vino, ma metterlo a fuoco: tannini levigati, respiro balsamico, una progressione salina che allunga il sorso.

Dallo slancio del Rosso alla profondità del Brunello

Si entra da Gauggiole idealmente, perché lì nasce la parte più immediata del progetto: nel Rosso di Montalcino 2020 ritrovi il lato succoso del Sangiovese, ciliegia croccante, ritmo e quella vena fresca che fa tavola senza chiedere permesso.

Poi arriva l’Annata: il Brunello di Montalcino 2019 parla con voce piena ma mai pesante. La materia è ampia e ordinata, i tannini si distendono con tatto, la scia è sapida e precisa. È il centro dello stile Castiglion del Bosco: equilibrio tra energia e compostezza, con quell’eco di erbe e spezie fini che dà profondità senza eccessi.

La terza sosta guarda la longevità: il Brunello 2016 mostra il lato classico, più austero e dettagliato. Il tempo in bottiglia ha cucito il sorso: frutto scuro, respiro balsamico, tessitura setosa che allunga con naturalezza. È la prova di quanto qui il Sangiovese sappia aspettare e migliorare, mantenendo nitido il timbro del luogo.